A partire dalla caduta di Costantinopoli nel 1453, in Europa si osservò un profondo dilagare della ricca cultura del mondo bizantino e post-classico ed un sensibile aumento del commercio.
Tale situazione innescò un graduale cambiamento nel modo di concepire i vestiti, i quali venivano realizzati con materiali sempre più ricchi. Un esempio lampante di questo furono le gonne che, nel corso del XV secolo, divennero sempre più piene.
Tra le nuove importazioni commerciali vi erano tessuti di lusso di grande rigidità e ricchezza,
per valorizzare i nuovi tessuti nella realizzazione dei vestiti vennero di moda le gonne a campana, concepite proprio per esaltare la forma.
Al tempo di Enrico VIII le gonne erano spesso aperte sul davanti, rivelando sotto la gonna una sottoveste di materiale altrettanto splendido. Questo stile prosegue durante il periodo elisabettiano, quando sono stati utilizzati seta, velluto, taffetà, gros grain e raso. In alcuni casi, la sottoveste sembra anche essere stata trapuntata o imbottita per maggiore larghezza e probabilmente calore.
L’arte di indossare splendide sete, rasi, damaschi, velluti e broccati a pieno effetto si è manifestata per la prima volta in Spagna e in Italia. Questi paesi furono la punta di diamante del Rinascimento e le mode iniziate lì causarono una rivoluzione nell’abbigliamento che presto si diffuse ampiamente nell’Europa occidentale.
I materiali sontuosi dovevano risaltare con fermezza e maestosità; così la struttura umana divenne una sorta di impalcatura mobile per sostenere lo splendore che gli elisabettiani amavano nell’abbigliamento, come in altri aspetti della loro esuberante vita.
La moda, sia per gli uomini che per le donne, andò agli estremi e decretò che entrambi i sessi dovessero sembrare grandi il doppio di quanto la natura li avesse creati. Durante la seconda metà del XVI secolo, sotto il regno di Maria Tudor, le gonne cominciarono a diventare enormi essendo artificialmente sostenute dal farthingale.
Prima ad introdurre il farthingale fu la Spagna, a quei tempi il paese più potente dell’Europa occidentale. Probabilmente iniziò come una sottoveste “potenziata” da una serie di cerchi graduati con corde, ma presto i cerchi divennero di canna e d’osso di balena.
Nelle sue manifestazioni più modeste il farthingale era quasi una replica perfetta della gonna della signora cretese di 3500 anni prima, ma divenne sempre più largo, fino a quando, verso la fine del XVI secolo, divenne una struttura separata su cui erano drappeggiate le sottovesti e la gonna.
Il farthingale era originariamente una moda di corte, escogitato per mostrare in pieno lo splendore dei tessuti che erano ormai utilizzati per i vestiti, ma si diffuse anche altrove, sebbene la sua voga non sembrasse essere stata così generale come quella dei cerchi settecenteschi e della crinolina ottocentesca.
Durante la fine del 1570 fu introdotto un diverso tipo di farthingale, noto come quello francese, ed era ancora più grottesco. Consisteva in una sorta di vasto cerchio orizzontale indossato in vita, ma inclinato sul davanti verso il basso per accogliere la parte anteriore allungata del corpetto irrigidito. Su di esso, ancora una volta, erano drappeggiate le sottovesti e gonne, queste ultime di solito di materiali straordinariamente ricchi, e talvolta si aprivano sul davanti per rivelare una ricca sottoveste.

Il farthingale visto in molti ritratti della regina Elisabetta e in altri ritratti dell’epoca è il capo più innaturale e probabilmente il più scomodo di tutta la storia della moda.
Nella letteratura recente si trova spesso una certa sgradevolezza manifestata nelle opinioni di scrittori che la descrivono come “una delle distorsioni più orribili che abbia mai ossessionato l’immaginazione e distorto le linee del corpo umano”.
Ma nonostante un progressivo declino della loro popolarità e una diminuzione delle loro dimensioni, gli stili della farthingale non scomparvero del tutto fino al 1625 circa.